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 IN ONORE DI STEFANO NEMANJA 


Belgrado ha un notevole numero di monumenti. Davanti al Tempio consacrato a San Sava vi è la scultura di Karadjordje, padre della Serbia moderna e capostipite della dinastia dei Karadjordjević. Nel 1804 egli si mise a capo della ribellione contro l'Impero ottomano, nota come la Prima insurrezione serba. In centro città vi è la scultura di Mihailo Obrenović, assassinato nel 1868. La Capitale ha pure dedicato un monumento all'ultimo imperatore russo Nicola II Romanov, trucidato per mano dei bolscevichi nel 1918. Che Belgrado non abbia mai dedicato un monumento al capostipite della dinastia dei Nemanjic è vergognoso. Per fortuna, è giunta l'ora di correggere quell'infausto errore visto che la scultura di Stefano Nemanja verrà inaugurata a inizio novembre. 

Stefano Nemanje nacque a Ribnica nel 1117 (Ribnica è il nome medievale dell'odierna Podgorica, capitale del Montenegro). Egli iniziò a regnare nel 1166 proclamandosi Gran principe di Rascia (Veliki župan). Approfittando della debolezza dell'Impero bizantino riuscì a espandere notevolmente il proprio stato. Nel 1196 egli abdicò in favore del figlio Stefano violando il diritto di primogenitura (ius primogeniturae) perché il secondogenito Stefano aveva sposato la figlia dell'imperatore bizantino. Stefano Nemanja divenne monaco e si prese il nome di Simone (Simeon). Insieme al figlio Sava, egli fondò il monastero di Hilandar  nel 1198 sul Monte Athos. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nel monastero di Studenica, da lui fondato nel 1190. Morì nel 1199. La Chiesa ortodossa serba lo canonizzò un anno dopo la sua morte.




La scultura di Stefano Nemanja, costruita in bronzo, sarà alta 23 metri. Lo scettro di San Sava simboleggia la nascita dello stato e della spiritualità serba, mentre lo scudo (o l'elmo) rotto rappresenta il deterioramento dell'Impero bizantino. Il creatore di questa magnifica opera è Aleksandr Rukavishnikov, scultore assai noto in Russia. La sua scultura del celeberrimo scrittore russo Dostoevski si trova davanti alla Biblioteca nazionale russa.    

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