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 LA RIVOLUZIONE INDOLORE


Il più longevo dittatore d'Europa ha perso le elezioni. Milo Djukanović, che all'inizio della sua carriera politica era stato un fervido e bellicoso nazionalista serbo trasformandosi poi in fautore dell'indipendenza montenegrina, ha governato per 31 anni. Durante il suo regno il Montenegro ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo rinunciando alla propria tradizione dato che l'identità montenegrina si è sempre basata sul Giuramento del Kosovo. Nel 2017 il Montenegro è diventato membro della NATO accettando sempre di più i valori occidentali. La città di Cettigne, la quale fu la capitale del celeberrimo poeta e vescovo Petar Petrović Njegoš, è la roccaforte del moderno nazionalismo montenegrino. 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la vergognosa approvazione della legge sulla libertà religiosa a dicembre 2019. Questa legge che non ha nulla a che fare con la sacrosanta libertà religiosa impone la nazionalizzazione di chiese e monasteri medievali che costituiscono il patrimonio inalienabile della Chiesa ortodossa serba. San Sava fondò la Metropoli del Montenegro e del litorale nel 1219 e nonostante il plurisecolare dominio ottomano essa non ha mai cessato di esistere. La risposta della Chiesa e delle forze d'opposizione non si è fatta attendere. A gennaio  2020 le proteste (litije - la parola giusta sarebbe "processioni") hanno coinvolto all'incirca 200 000 persone. Le misure di contenimento del coronavirus hanno giovato alla posizione di Milo Đukanović salvandolo dall'ira del popolo fedele. Dopo un periodo tranquillo, l'arresto del vescovo Joanikije e del sindaco di Budua Marko Carević insieme a una decina di funzionari locali appartenenti alle forze d'opposizione ha provocato durissimi scontri con la polizia.

Le elezioni tenutesi domenica 30 agosto hanno portato il risultato auspicato. Nonostante una moltitudine di abusi elettorali, il partito di Milo Djukanovic (il Partito democratico dei socialisti - DPS) ha vinto il 35,06% dei voti e non potrà formare il governo. Egli seguiterà a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica fino al 2022 però il suo ruolo sarà assai limitato. La coalizione "Per il futuro del Montenegro" che ha vinto il 32,55% dei voti sarà il cardine del nuovo esecutivo. Queste elezioni parlamentari hanno posto al centro dell'attenzione Dritan Abazović, leader della coalizione Crno na bijelo (Nero su bianco) che ha vinto il 5,53% dei voti perché esclusivamente da lui dipende la formazione del nuovo esecutivo. Sono convinto che egli, che ha giurato fedeltà alla lotta contro la criminalità organizzata che è in combutta con il partito di Milo Djukanovic, resisterà a ogni tentativo di ricatto. Ci tengo a dire che la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, assassinata nel 2017, ha fatto un'inchiesta sui legami tra Milo Djukanovic e la mafia balcanica. Tenendo conto del fatto che i dittatori non si arrendono in maniera pacifica, egli cercherà di dichiarare lo stato d'emergenza e di indire le nuove elezioni organizzando le violente manifestazioni dei propri sostenitori. 

Queste elezioni hanno dimostrato la vera forza della democrazia. Il compito del nuovo governo sarà difficilissimo, anche perché il Presidente della Repubblica Milo Djukanovic molto probabilmente tenterà di seminare discordia tra i suoi membri. Una cosa è certa: la legge sulla libertà religiosa, la cui approvazione ha dato inizio a questa "pacifica" rivoluzione sarà modificata. 

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