L'EPICA POPOLARE SERBA
Durante il regno di Stefano Dušan la Serbia medievale raggiunse il suo apice territoriale, ragion per cui la tradizione popolare gli diede l'appellativo di Силни (forte, potente). Il patriarca Joanikije lo incoronò imperatore nel 1346. Nel 1349 egli emanò il codice, noto come il Codice di Dušan. Questo codice stabilì che i giudici dovessero giudicare secondo la legge, non assecondando la volontà dell'Imperatore. Questo principio rappresenta, o almeno dovrebbe rappresentare, il fondamento di ogni ordinamento giuridico. Il suo erede Uroš non riuscì a preservare l'unità politica dell'impero, motivo per cui la tradizione popolare gli diede il soprannome di Нејаки (debole). Dopo la battaglia della Piana dei Merli nel 1389 la Serbia divenne vassallo dell'Impero ottomano perdendo la propria indipendenza nel 1459. Per rendere vivibile il dominio ottomano il volgo cantava canzoni, raccontava poemi epici e inventava eroi (per esempio, Jug Bogdan e i suoi nove figli Jugovići, Banović Strahinja ecc.) aspettando il momento giusto per conquistarsi la libertà. L'epica popolare è il più nobile frutto di quel tenebroso periodo. Il Romanticismo ha risvegliato l'interesse dell'Europa per il creato popolare e pure il più grande scrittore tedesco Goethe lodava l'epica popolare serba. Grazie a Vuk Stefanović Karadžić, il quale raccoglieva poemi epici girando paese per paese, la lingua dell'epica popolare è diventata il cardine della lingua letteraria.
L'epica popolare è incentrata sulla battaglia della Piana dei Merli (Бој на Косову). Si divide in tre cicli - ciclo prekosovaro, ciclo kosovaro, ciclo postkosovaro. Il ciclo prekosovaro racconta le vicende antecedenti alla battaglia della Piana dei Merli, il ciclo kosovaro narra la medesima battaglia, mentre il ciclo postkosovaro racconta le vicende successive a questo celebre e furente conflitto. Il personaggio centrale del ciclo kosovaro è knez (o car secondo il poeta popolare) Lazar (Hrebeljanović) che capeggiò l'esercito serbo. La sua scelta di sostituire il regno terreno al Regno celeste ha predeterminato una moltitudine di decisioni politiche nella storia serba, ponendolo al centro dell'identità nazionale.
Il protagonista più interessante nell'epica serba, fuor di dubbio, è Marko Kraljević. Ci tengo a dire che egli non è soltanto l'eroe nazionale serbo. La sua memoria è ancora viva dall'Istria fino alla Bulgaria. Egli è saggio, giusto e integerrimo. Sua madre lo supplica di decidere secondo la giustizia divina perché "è meglio perdere il proprio capo che dannarsi l'anima" (tradotto da me - si tratta del poema Uroš e Mrnjavčevići). Questo consiglio materno, che pone la veridicità e l'onore al centro delle azioni umane, potrebbe rappresentare tutt'oggi una filosofia di vita. Il poeta popolare attribuisce a Marko Kraljević delle facoltà sovrumane. Pure il sultano ottomano ha paura di lui.
Tra un mare di eroi provenienti dall'epica popolare, vorrei menzionare in particolar modo anche Banović Strahinja, la cui esistenza non è storicamente dimostrata con certezza. Vale la pena di dire che vi è il film Banović Strahinja, nel quale lo interpreta l'attore italiano Franco Nero.
Sono convinto che se l'epica popolare serba appartenesse al popolo inglese, godrebbe di una popolarità paragonabile a quella di William Shakespeare. Se lo merita. Ritengo che sia nostra cura custodirla, salvarla dall'oblio e promuoverla.
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